Origini
Il Decalogo dell’Ardito è voluto dal comandante del Corpo d’Armata d’Assalto – tenente generale Francesco Saverio Grazioli – per favorire la diffusione fra la truppa dei valori fondanti che contraddistinguono un soldato Ardito: modalità di combattimento innovative, disciplina assoluta, audacia estrema, la riconoscenza della Nazione come fine ultimo delle proprie azioni.
Il Decalogo viene preparato nel luglio 1918 per poi essere ufficialmente diffuso nell’agosto successivo (iniziativa comunicata tramite la relazione “Spirito e disciplina della truppe”, n°2374 V.P. Riservata Personale del 13 luglio 1918, AUSSME, Rep. B-1, Racc. 120S Ib, Diario Storico Corpo d’Armata d’Assalto).
Il suo linguaggio è semplice e diretto, proprio per riuscire a trasmettere anche ai gregari più semplici i valori fondanti dei Reparti d’Assalto e dei loro criteri di utilizzo. Non bisogna inoltre dimenticare che i destinatari di tale decalogo sono in maggior parte giovani Arditi di 20 anni.
Interessante sottolineare l’importanza che viene data al compiere azioni irruente con la finalità di provocare sgomento e terrore fra le truppe nemiche, una delle armi principali che contraddistingue ed alimenta la leggenda degli Arditi della Grande Guerra.
Testo del Decalogo dell’Ardito – Agosto 1918
- Ardito! Il tuo nome esprime coraggio, forza e lealtà; la tua missione è la vittoria ad ogni costo: Sii orgoglioso di mostrare al mondo intero che al soldato italiano nessuno può resistere. Pensa ai tesori di affetto, di bellezza, di prosperità nazionali che difendi col tuo valore. Ciò infonderà nell’animo tuo una forza irresistibile.
- Per vincere, numero ed anni non valgono; sopra ogni altra cosa vale la disciplina e l’audacia: Disciplina, è espressione di bellezza e di forza morale altissima. Audacia, è volontà fredda e salda di imporre la tua superiorità al nemico sempre e dovunque.
- La vittoria è al di là dell’ultima trincea del nemico, è nelle sue retrovie; per giungervi adopera violenza ed astuzia; né curare se nell’avanzata impetuosa nuclei avversari ti restano alle spalle. Se il nemico ti aggira mantieni i nervi saldi ed aggiralo a tua volta.
- Cerca di comprendere sempre quanto accade nella battaglia ed accorri in aiuto dei compagni sopraffatti. Quando ti accorgi che la situazione vacilla, gettati avanti, punta dritto davanti a te.
- Nell’assalto usa la bomba ed il pugnale, vere armi dell’ardito; nella difesa del terreno conquistato, il moschetto e la mitragliatrice. Difendi le tue mitragliatrici se vuoi che esse ti difendano. Copri il rumore della valanga nemica che avanza col canto delle tue mitragliatrici. A quel canto vedrai la valanga disperdersi ed il nemico cadere come messe falciata.
- Se giungi nelle retrovie nemiche gettavi lo scompiglio ed il terrore: allora un ardito può valere cento uomini; un ardito italiano mille soldati austriaci.
- Il timore che ispiri all’avversario è la tua arma più potente: sappi mantenere alta la tua fama. Sii feroce col nemico finché è in piedi, sii generoso con lui soltanto quando è caduto.
- Se rimani ferito o disperso, è tuo debito d’onore dar notizia di te al tuo reparto e far l’impossibile per raggiungerlo.
- Non desiderare altro premio al tuo valore che il sorriso delle belle donne d’Italia che avrai difeso col tuo coraggio. Esse ti copriranno di fiori e baceranno la tua fronte ardita allorché ritornerai vittorioso, fiero della tua maschia forza, figlio prediletto della più grande Italia.
- Corri alla battaglia! Tu sei la più fulgida espressione del genio di nostra razza. Tutta la Patria segue come una scia luminosa la tua corsa eroica per l’assalto!
Fonti Bibliografiche
- Di Martino Basilio e Cappellano Filippo: I reparti d’assalto italiani nella grande guerra (1915-1918) | Roma, Ufficio storico dell’esercito, 2007 (doppio volume)
- Palieri Mario: Gli Arditi. Glorie e sacrifizi degli assaltatori | Impresa editoriale, Milano, 1932