Il XVI° Reparto d’Assalto nasce ufficialmente il 20 maggio del 1918 a seguito delle disposizioni del Comando Supremo che allinea il numerale dei reparti d’assalto a quello dei corpi d’armata di appartenenza. Tuttavia il reparto viene costituito già a partire dal marzo del 1918 con il numerale di XXV° Reparto d’Assalto.
Qui di seguito viene riportata una sintesi dei principali avvenimenti che lo hanno visto protagonista durante la Grande Guerra.
Eventi del 1918
Nei primi giorni di marzo 1918 il XVI° Corpo d’Armata operante in Albania agli ordini del tenente generale Ferrero, chiede l’autorizzazione a costituire un reparto d’assalto della forza di una compagnia. Il 18 marzo il Comando Supremo risponde positivamente attribuendo a tale reparto il numerale di XXV°.
Come centro di mobilitazione gli viene assegnato il deposito del 15° Reggimento Fanteria a Caserta. Viene poi stabilito che l’organico di tale reparto deve essere composto da una sezione mitragliatrici, due sezioni pistole mitragliatrici, una sezione lanciabombe e una sezione lanciafiamme. Il comando viene quindi affidato al capitano Giovanni Amighini proveniente dal Battaglione Complementare della Brigata Savona, mentre per tutto ciò che attiene a disciplina e istruzione viene posto alle dipendenze della 38^ Divisione.
Le principali preoccupazioni del Capitano Amighini sono due: alloggiare il reparto in una località non colpita dalla malaria (all’epoca il nemico più pericoloso in Albania) e verificare l’effettiva idoneità degli uomini e degli Ufficiali che avrebbero costituito questo reparto di Arditi.
L’incarico di sovrintendere all’addestramento del XXV° Reparto d’Assalto viene affidato al comandante del 15° Reggimento Fanteria Brigata Savona, i cui primi rapporti tuttavia non sono incoraggianti considerando che già alla metà di aprile reputa necessario inviare al reparto altri ufficiali per sostituire quelli giudicati inadatti per attitudine o capacità. Le differenti condizioni di combattimento del fronte albanese rispetto a quello italiano mettono in evidenza la difficoltà ad addestrare adeguatamente gli Arditi del reparto. Allo stesso tempo emerge una impreparazione generale di molti ufficiali a guidare i loro uomini in uno scenario diverso da quello della guerra di trincea.
Nonostante queste difficoltà, in data 6 maggio Ferrero chiede il permesso di portare il reparto a livello di battaglione. Per effettuare questa trasformazione viene richiesto alla madrepatria l’invio di due ufficiali medici, due sezioni lanciafiamme complete, materiali e quadrupedi necessari per le sezioni mitragliatrici. Non viene richiesto invece l’invio di uomini per non sottrarli al fronte principale.
La richiesta viene accolta positivamente e il giorno 10 maggio il XVI° Corpo d’Armata si rivolge ai comandi dipendenti per sollecitare la ricerca di altri volontari. L’obiettivo particolarmente urgente è quello di formare altre due compagnie e per fare questo vengono prese in considerazione tutte le domande di trasferimento presentate da fanti, bersaglieri, guardia di finanza, cavalieri e anche dagli uomini di Fanteria appartenenti alla Milizia Territoriale.
Mentre si cercano nuovi volontari, il XXV° Reparto d’Assalto riceve il suo battesimo del fuoco che prende luogo durante un’offensiva organizzata nella regione del fiume Osum di comune accordo con l’Armata Francese d’Oriente. Lo scopo è quello di guadagnare terreno verso nord, fino ai monti dell’Ostrovitza per dare continuità al fronte tenuto dalle forze dell’Intesa tra i monti dell’Albania e appoggiarlo saldamente da una parte alla catena della Malakastra, dall’altra al lago di Ocrida.
In Albania le linee contrapposte sono più che altro formate da semplici avamposti – spesso presidiati da bande irregolari reclutate sul posto – piuttosto che da elaborati sistemi di trincee come avviene sul fronte italiano o francese. Uniche eccezioni sono il basso e medio corso della Voiussa e il perimetro del campo trincerato di Valona, caratterizzati da sistemi di fortificazioni campali. Sull’Osum le truppe regolari austro-ungariche sono costituite da un paio di battaglioni che presidiano la zona fra la valle dell’Osum stessa e il vallone di Cerevoda. Davanti a questa linea sono schierati circa un migliaio di irregolari albanesi distribuiti in distaccamenti di forza variabile.
Il XVI° Corpo d’Armata affida al colonnello brigadiere Treboldi il compito di ricacciare l’avversario oltre il vallone di Cerevoda prendendo così contatto con le unità alleate sulla destra. L’attacco avrebbe dovuto contare sulla sorpresa e sulla rapidità, senza troppo preoccuparsi di mantenere il contatto fra le varie truppe coinvolte.
Il XXV° Reparto d’Assalto – ora comandato dal tenente colonnello Amedeo Bracciaferri e costituito sempre da una sola compagnia – viene inserito nella colonna centrale d’attacco guidata dal tenente colonnello Giuseppe Ponte e formata dalla 1^ Legione Milizie Albanesi (tranne il 6° Vessillo), il LIV° Gruppo da Montagna (meno la 122^ Batteria) e le bande del sottogruppo Quagliarella.
Questo il piano d’attacco della colonna del tenente colonnello Ponte: la 1^ Coorte Milizie Albanesi deve dirigersi verso Coprecica e Ghercova e di qui poi verso Ciafa, Borova, Podhum e Birsaca, occupare il crinale e cercare contatto con il distaccamento operante sulla destra. Il XXV° Reparto d’Assalto invece deve occuparsi di stabilire il collegamento con la colonna di sinistra oltre Ciafa. Il LIV° Gruppo da Montagna deve appoggiare l’avanzata rafforzando le posizioni mano a mano conquistate. La 2^ Coorte Milizie Albanesi viene messa in riserva nella valle dell’Ambul.
La colonna di sinistra – comandata dal maggiore Tavoni – assieme al Battaglione Complementare della Brigata Tanaro e le bande del sottogruppo Babbi, ha il compito di passare il fiume presso il ponte di Sciaroda per poi attestarsi tra Cerevoda e Bolen.
La colonna di destra – comandata dal capitano Sclaverano – deve raggiungere Grabocica e Caltani assieme alle bande del sottogruppo Dattoli per poi spingersi verso la direttrice Staravecica – Birsaca assieme alle bande del sottogruppo Vacchina e congiurgersi così con le truppe francesi.
L’offensiva ha inizio alle 6.30 del giorno 15 maggio con concentramenti di fuoco eseguiti dall’artiglieria italiana a scopo diversivo sulle posizioni austro-ungariche lungo la Voiussa. Nel frattempo le tre colonne d’attacco – protette dall’oscurità – si avvicinano in silenzio verso i reciproci obiettivi. Dopo aver superato l’Osum i reparti italiani e le bande albanesi hanno la meglio sui primi centri di resistenza avversaria, riuscendo così a salire le alture a nord del fiume e affacciarsi sul vallone di Cerevoda, dominandone la linea di cresta. Qui subiscono i primi contrattacchi da parte delle truppe regolari austro-ungariche che obbligano la colonna di sinistra (Tavoni) a ripiegare verso il Ponte di Sciarova e quella centrale (Ponte) a ripiegare verso le alture di Coprecica.
Il sopraggiungere della notte interrompe i combattimenti permettendo così al gruppo d’attacco Treboldi di riorganizzarsi e riprendere l’iniziativa. La colonna di destra (Sclaverano) è la prima a rientrare in azione, oltrepassando nuovamente l’Osum e marciando verso Ponarit per mettersi in collegamento con le truppe francesi. Al centro – sebbene contrastata da un’accanita difesa – la colonna Ponte riesce a riprendere nel pomeriggio Coprecica, mentre la colonna Tavoni a sinistra non riesce a recuperare terreno rimanendo quindi a controllo del Ponte di Sciarova.
Il giorno 17 la situazione è la seguente: il Battaglione Complementare della Brigata Tanaro è fermo sulla sinistra dell’Osum. La colonna centrale raggiunge nel primo pomeriggio Podhum con il 3° Vessillo Milizie Albanesi, il 2° Vessillo avanza verso Borova e il XXV° Reparto d’Assalto su Ciafa assieme al 1° Vessillo. A Coprecica – al fine di coprire la via dei rifornimenti – viene fatta affluire la 157^ Batteria da Montagna (inizialmente in riserva) assieme ad una compagnia del XVIII° Battaglione della Guardia di Finanza. Un’altra compagnia di quest’ultima – assieme ad una sezione mitragliatrici – viene invece inviata a presidiare il costone di Visoscica per proteggere il fianco sinistro della colonna centrale ed agevolare l’avanzata di quella di sinistra verso Cerevoda e Bolen.
Nella giornata del 18 maggio tutti gli obiettivi previsti dal piano di attacco vengono raggiunti nonostante un bilancio di perdite alquanto grave: 264 uomini fuori combattimento – 63 albanesi e 201 italiani – di cui 46 caduti accertati e 56 dispersi. Maggiormente colpita la Brigata Tanaro, mentre relativamente meno provato il XXV° Reparto d’Assalto grazie alla sua preparazione di alto livello, sebbene ancora incompleta e non ancora paragonabile a quella degli Arditi del fronte italiano.
Il 20 maggio il reparto passa al numerale di XVI° Reparto d’Assalto e – trovandosi presso Balaban – vede affluire nuovi volontari per completarne le fila sebbene non ancora nel numero necessario per completare la sua trasformazione in battaglione. Il problema rimane il medesimo del mese di marzo, ovvero la mancanza non tanto di quantità quanto di qualità dei volontari. In breve tempo si constata che molti comandi favoriscono l’invio delle domande di ammissione al reparto di Arditi al fine di liberarsi dei loro elementi peggiori, molti dei quali addirittura indagati per reati quali furto e diserzione. Il fenomeno raggiunge proporzioni tali da indurre il comando del XVI° Corpo d’Armata ad intervenire stabilendo quindi che i comandanti di corpo sarebbero stati ritenuti direttamente responsabili dell’idoneità fisica e morale dei candidati da loro inviati (16 giugno).
Le nuove disposizioni da un lato pongono un freno all’invio di candidati non idonei, dall’altro frenano pesantemente la crescita del reparto che – complice anche la malaria – non raggiunge mai gli organici previsti. Il 29 agosto il XVI° Reparto d’Assalto conta in tutto 444 uomini, fra cui 21 ufficiali, e dispone di una solo compagnia al completo di tutte le sue sezioni previste (mitragliatrici, lanciabombe e lanciafiamme).
Nel corso dell’estate il XVI° Reparto d’Assalto viene impiegato sia nell’offensiva congiunta italo-francese della prima metà di luglio, sia nei combattimenti in ritirata seguiti alla controffensiva austriaca di fine mese. Scopo di questo ciclo operativo è inizialmente quello di allontanare le truppe nemiche dal campo trincerato di Valona con la conquista delle alture della Malakastra a cui in seguito viene aggiunta l’occupazione dell’importante centro politico di Berat e della regione a sud del Semeni. L’offensiva – organizzata dal tenente generale Ferrero – viene organizzata in tre tempi, lungo due direttrici principali: all’interno verso Berat muovendo da Ciafa Glava lungo la valle dell’Osum e lungo la costa verso Fieri.
Nella prima fase il comandante delle milizie albanesi – tenente colonnello Ponte – deve puntare verso Ciafa Devris appoggiato da alcune bande di irregolari, da un battaglione del 204° Reggimento Fanteria Tanaro, da due battaglioni della Guardia di Finanza e da due batterie da montagna. Assicurato il fianco destro, la seconda fase prevede attacchi convergenti su Ciafa Glava e su Fieri, seguiti dall’avanzata su Berat. Le posizioni fra Ciafa Glava e Lapani sono l’obiettivo degli uomini del maggior generale Vincenzo Rossi, comandante delle Truppe dell’Albania Meridionale, supportate da alcune bande di irregolari, dalla Brigata Tanaro (a meno del battaglione impiegato con la colonna Ponte), dal 101° Reggimento di Marcia, dal XVI° Reparto d’Assalto, da una batteria di cannoni pesanti campali da 105 mm, due batterie di obici pesanti campali da 149 mm e sei batterie da montagna. Alla sinistra della colonna Rossi è schierata la colonna del maggior generale Giovanni Albertazzi composta dal 10° Reggimento Bersaglieri e da un paio di batterie da montagna, mentre verso la costa quella del maggior generale Arturo Nigra – comandante della 38^ Divisione – diretta verso Fieri e supportata dalla Brigata Verona, dal 16° Reggimento Fanteria, da quattro squadroni dei Cavalleggeri di Catania, da due dei Cavalleggeri di Palermo, dallo Squadrone Sardo, da quattro batterie da campagna e cinque da montagna. La terza ed ultima fase dell’offensiva vede infine l’intervento della colonna del colonnello Ezio Babbini – comandante del 15° Reggimento Fanteria – coadiuvata da tre batterie da montagna e diretta lungo la direttrice Selist – Romz – Ciafa Nitas – Sfir – M.Sinia.
L’offensiva ha inizio il 6 luglio estendendosi a tutto il fronte il giorno seguente. La colonna Nigra scatta all’attacco alle 4.45 a seguito di 45 minuti di bombardamento preparatorio. Nel primo pomeriggio la Brigata Tanaro e il 16° Fanteria hanno ragione della tenace resistenza presso Poiani e Levani. Nel frattempo i sette squadroni di cavalleria si portano presso Semeni con una rapida e fruttuosa avanzata che costa al nemico cinque velivoli catturati presso il campo di aviazione di Fieri e parecchie centinaia di prigionieri. Tuttavia presso il ponte di Metali la difesa avversaria si fa particolarmente tenace costringendo gli squadroni di cavalleria a ripiegare su Poiani ricongiungendosi alla fanteria. Nel frattempo le altre colonne incontrano un’accanita difesa nemica che ne rallenta sensibilmente l’avanzata. Tuttavia il 15° Reggimento Fanteria riesce a gettare un ponte sulla Voiussa.
Il fronte esce dallo stallo al mattino dell’8 luglio e non conosce più battute d’arresto. La colonna Nigra conquista nel pomeriggio il caposaldo di Monte Licovum mentre la colonna Rossi si impadronisce delle alture di Glava e del Parasboar, raggiungendo poi Corocaf. La colonna Treboldi occupa invece Ciafa Devris proseguendo poi verso Tomoriza. Il giorno 9 luglio vengono occupate sia Fieri che Berat, mentre la cavalleria inizia a risalire il corso del fiume Semeni con l’obiettivo di raggiungere il ponte di Ura Hassan Beyut assieme alla colonna Babbini. Le truppe austro-ungariche iniziano una progressiva ritirata, mentre il XVI° Reparto d’Assalto viene lanciato al loro inseguimento lungo la strada Rahova – Corocaf in direzione di Berat, catturando 16 prigionieri e un deposito munizioni.
Nei giorni seguenti il fronte si stabilizza lungo il corso del Semeni e nell’ansa del Devoli a nord di Berat grazie anche al collegamento sulla destra con le truppe francesi. Il 13 luglio l’offensiva viene ufficialmente sospesa, mentre il XVI° Reparto d’Assalto dà il cambio al 15° Reggimento Fanteria nel presidio del ponte di Ura Hassan Beyut.
Durante le operazioni di rastrellamento lungo l’ansa del Devoli, il giorno 15 luglio due sottogruppi di bande viene fatto avanzare nella regione tra Devoli e lo Skumbi, in direzione Gostima. Dopo i primi progressi gli albanesi incontrano un’accanita resistenza, a cui il generale Rossi risponde inviando alcuni reparti nazionali e gli Arditi del XVI° Reparto d’Assalto. Il giorno 17 luglio gli Arditi sono impegnati in combattimento sul costone del Frasari, ma non riescono a sbloccare la situazione.
Con il passare dei giorni si inizia a sospettare di un’imminente controffensiva austro-ungarica. Pertanto il 24 luglio Ferrero si vede costretto a rivedere l’organizzazione dei sistemi difensivi del tratto di fronte appena conquistato al fine di contrastare qualsiasi iniziativa avversaria. Date le poche forze a disposizione si decide di condurre la difesa con energici contrattacchi sferrati facendo convergere tutti i reparti disponibili nella zona sotto attacco. In caso di situazione insostenibile le truppe del settore orientale – fra cui il XVI° Reparto d’Assalto – devono cedere lentamente terreno fino alle posizioni di Ciafa Glava, mentre ad ovest dell’Osum le forze di copertura devono ripiegare sulla Malakastra.
La controffensiva austro-ungarica inizia il 28 luglio diventando in brevissimo tempo insostenibile. Buona parte del terreno conquistato nella prima parte del mese viene perduto nel giro di 48 ore e il 30 luglio Ferrero si vede costretto a rivolgersi ai suoi comandanti di divisione e di brigata con la seguente comunicazione:
“Innanzitutto raccomando di tenere alto il morale delle truppe. Siano in azione gli organi di propaganda: dire ai soldati che noi ricacceremo il nemico – che il ripiegamento serve a guadagnar tempo e forze: abbiamo tutti fede e ferma volontà – tenere costantemente legno aggressivo”.
La situazione si rivela disperata dato che le truppe alleate si ritrovano schierate poco oltre le posizioni di partenza dell’offensiva dei primi giorni di luglio. In questa fase il XVI° Reparto d’Assalto viene impiegato sulla destra dell’Osum – nei pressi di Ciafa Darz – fino agli ultimi giorni di agosto, periodo in cui una nuova controffensiva avversaria porta all’abbandono di Berat. Gli Arditi ripiegano su Lapani, lasciando la regione dell’Osum per passare alle dipendenze della 33^ Divisione. Fortemente provato da questi ultimi scontri, il reparto viene schierato in seconda linea lungo la Voiussa – fra Sciuscizza e Carbonara – assieme al Battaglione Complementare della Brigata Savona, ad un battaglione di Milizia Territoriale e al gruppo appiedato Cavalleggeri di Lodi.
In questo periodo diventa prioritario rinsanguare il reparto ricostituendone le compagnie, ma la controffensiva nemica continua imperterrita fino a settembre inoltrato rendendo quindi impossibile portare a termine la riorganizzazione. Inoltre la malaria contribuisce ad assottigliare ulteriormente le fila degli Arditi, tanto da portare alla decisione dello scioglimento del reparto stesso.
Sul fronte albanese le possibilità di utilizzare al meglio gli Arditi si rivelano essere poche, data la distanza che corre fra le linee contrapposte e la particolare struttura di queste, caratterizzate da pochi capisaldi costantemente e pesantemente protetti. Inoltre anche in Albania viene avviata la costituzione dei plotoni d’assalto reggimentali che da un lato riduce le possibilità di impiego del XVI° Reparto d’Assalto e dall’altro ne va ad impoverire il già scarso bacino di uomini.
Il 6 ottobre – durante l’offensiva finale che porta le truppe italiane ad Elbasan, Durazzo, Scutari e S.Giovanni di Medua – il tenete generale Ferrero chiede al Comando Supremo l’autorizzazione a sciogliere il reparto. Il 10 ottobre l’Ufficio Ordinamento e Mobilitazione risponde affermativamente alla richiesta ponendo fine alla breve storia del XVI° Reparto d’Assalto.
Gli Arditi di tale reparto sono stati decorati con 7 medaglie d’argento al valor militare, 15 medaglie di bronzo al valor militare e 2 croci di guerra al valor militare. Il suo tributo di sangue è di 58 morti, 1 disperso e 2 scomparsi.
Fonti Bibliografiche
- Di Martino Basilio e Cappellano Filippo: I reparti d’assalto italiani nella grande guerra (1915-1918) | Roma, Ufficio storico dell’esercito, 2007 (doppio volume)
- Roseano Roberto, Stacconeddu Giampaolo: Arditi Decorati e Caduti – Reparti d’Assalto, 1917-1920 | Autoprodotto (Amazon), 2016