Il IX° Reparto d’Assalto della 1^ Armata (nei documenti dell’epoca indicato come Battaglione d’Assalto) nasce ufficialmente nel settembre del 1917. Nel gennaio del 1918 viene sciolto per volere del comando della 1^ Armata. I suoi membri confluiscono nel XVI° Reparto d’Assalto.
Qui di seguito viene riportata una sintesi dei principali avvenimenti che lo hanno visto protagonista durante la Grande Guerra.
Eventi del 1917
Il 13 settembre 1917 il comando della 1^ Armata segnala al Comando Supremo che, a seguito del trasferimento alla 6^ Armata del reparto d’assalto formato dalla IV Brigata Bersaglieri, si trova a disporre soltanto dell’analogo reparto costituito presso il Reggimento Cavalleggeri di Piacenza, forte di soli 2 sottufficiali e 40 Cavalleggeri al comando di un ufficiale dello stesso Reggimento. Il giorno seguente viene data l’autorizzazione a costituire un battaglione d’assalto composto da quattro compagnie e formato da elementi tratti dai reggimenti di Fanteria dell’armata stessa.
Il compito di provvedere alla formazione di tale battaglione d’assalto viene dato al V° Corpo d’Armata che attinge principalmente dai due reggimenti della Brigata Piceno (235° e 236°). Oltre agli uomini di tale brigata si aggiungono anche elementi provenienti dal 65°, 66°, 80°, 157°, 158°, e 219° Reggimento Fanteria. Si aggiungono infine 8 sezioni pistole-mitragliatrici per un totale di 8 ufficiali e 216 uomini di truppa.
Il giorno 21 settembre il comando supremo attribuisce a tale Reparto il numero distintivo IX° stabilendo inoltre che vi fossero trasferiti quei cavalleggeri appartenenti all’ormai disciolto Reparto d’Assalto dei Cavalleggeri di Piacenza.
La costituzione del reparto si completa il giorno 27 settembre e come centro di mobilitazione viene stabilito quello del 236° Reggimento Fanteria presso il deposito del 13° all’Aquila.
Durante l’addestramento viene verificata l’effettiva idoneità degli Arditi del IX° Reparto d’Assalto. Risulta subito chiaro come i comandi delle brigate di fanteria chiamati a fornire un contributo per la formazione del reparto ne abbiano approfittato per liberarsi degli elementi indesiderati, tra i quali compaiono ben 17 condannati per reati di varia natura.
Il reparto si vede quindi costretto ad essere snellito, liberandosi di tutti gli elementi non moralmente e fisicamente adatti a essere Arditi. Il giorno 27 settembre vengono rispediti alle brigate di appartenenza tutti i non idonei e il IX°Reparto d’Assalto viene quindi costituito su tre sole compagnie composte dai migliori elementi e poste sotto il comando del capitano Gennaro Pensieri.
In ottobre la Brigata Piceno e il IX° Reparto d’Assalto vengono affidati alla 69^ Divisione che ha la responsabilità del Settore Posina coprendone il versante meridionale e la cortina montuosa che dal Pasubio arriva al Monte Novegno.
A seguito di Caporetto – in data 11 novembre – al reparto di Arditi viene ordinato di portarsi presso Osteria di Granezza – sull’Altopiano di Asiago – come unità di riserva a disposizione del XXII° Corpo d’Armata.
Per tutta la seconda metà di novembre questi luoghi sono teatro della furiosa battaglia d’arresto che già da giorni imperversa sul Grappa e sul Piave. In data 15 novembre gli austriaci riescono a conquistare il costone della Meletta Davanti, infiltrandosi inoltre in Val Miela – verso le pendici del Monte Fior – minacciando così di scardinare l’intero sistema difensivo italiano.
Contenuta la penetrazione, il maggiore generale Giuseppe Boriani – comandante della 29^ Divisione – organizza per l’alba del 18 novembre un contrattacco volto a riconquistare le posizioni perdute e ad allontanare la pressione nemica dal caposaldo di Monte Castelgomberto. Dopo una breve preparazione di artiglieria, alle ore 6.30 il IX° Reparto d’Assalto (indicato nei documenti dell’epoca come Battaglione d’Assalto) viene lanciato all’attacco con l’obiettivo di muovere verso il cosiddetto Torrione di Monte Fior per aggirare a nord la testata della Val Miela ed aprire la strada agli Alpini del Battaglione Monte Pasubio.
Tuttavia il tiro incrociato delle mitragliatrici avversarie ne arresta lo slancio poco oltre i varchi aperti nei reticolati. Solo al terzo tentativo – verso mezzogiorno – gli Arditi riescono a irrompere nelle posizioni del Torrione venendo rincalzati con solerzia dagli Alpini della Pasubio che ne prendono saldamente il controllo. Vengono catturati 250 prigionieri (fra i quali 5 ufficiali), 5 mitragliatrici e 400 fucili. Il costone della Meletta Davanti purtroppo non viene riconquistato.
Gli Arditi vengono ritirati nelle retrovie per essere riorganizzati ed essere quindi rimandati in prima linea. Tuttavia la prospettiva di un immediato ritorno in azione non viene vista di buon occhio da una parte del reparto, il che dà luogo ad un clamoroso episodio di protesta dalle gravissime conseguenze.
La sera del 19 novembre – mentre è in marcia verso Monte Fior – alcuni Arditi attaccano i propri compagni con il lancio di bombe a mano che provocano ben 8 feriti. Il comandante del IX° Reparto d’Assalto individua prontamente i colpevoli – tre caporali e otto soldati – che vengono fatti fucilare all’istante. Cinque Arditi riescono tuttavia a fuggire, quattro non verranno più trovati, mentre il quinto cade nelle mani dei Carabinieri e consegnato al plotone d’esecuzione.
L’increscioso episodio – avvenuto in un momento di estrema crisi per il Regio Esercito – pone dubbi e ombre sull’idoneità del battaglione d’assalto e dei suoi ufficiali. Al comandante Pensieri viene quindi proposto di rivederne l’organico organizzando – se ritenuto opportuno – una nuova e più accurata selezione. Nel frattempo gli Arditi vengono fatti confluire verso Bassano.
Il Comando Truppe Altipiano stabilisce che il IV°, il IX° e il VI° Reparto d’Assalto vengano assegnati rispettivamente al XXVI°, XXII° e XX° Corpo d’Armata. Il tenente generale Ricci Armani – al comando delle truppe dell’Altopiano – dispone con chiarezza l’utilizzo degli Arditi, destinati quindi solo ed esclusivamente a colpi di mano e azioni controffensive e mai a turni in trincea. Questo al fine di garantire un buon “tenore di vita” alle truppe d’assalto ed evitando così situazioni spiacevoli come quelle appena avvenute.
Dopo qualche giorno di riposo il IX° Reparto d’Assalto torna sull’Altopiano dove viene messo in riserva presso Sasso, nel settore del XXII° Corpo d’Armata e a disposizione della 2^ Divisione. Al momento del suo ritorno il reparto è costituito da 17 ufficiali e 680 uomini di truppa, con una carenza di circa 300 elementi a seguito degli ultimi allontanamenti.
Il 4 dicembre gli austro-ungarici riprendono l’offensiva. Il IX° Reparto d’Assalto si trova in seconda linea assieme al IV° Bersaglieri e alla Brigata Toscana, alle spalle della 2^ Divisione sul fronte che va dal Monte Sisemol al Monte Zomo.
Il contrattacco principale viene tuttavia portato avanti sulle Melette, difese dalla 29^ Divisione. Nel corso della prima giornata di combattimenti il Regio Esercito perde il Tondarecar, il Castelgomberto e il Monte Fior. Qui i difensori vengono presi alle spalle dal nemico che si è nel frattempo insinuato in Val Vecchia aprendo una larga breccia al centro dello schieramento italiano. Il XXII° Corpo d’Armata cede quindi alla 29^ Divisione il IX° Reparto d’Assalto che viene inviato nei pressi di Foza per tamponare l’avanzata nemica.
In un clima di confusione ed incertezza gli Arditi prendono posizione sul costone che da Foza sale al Monte Miela convinto di avere ancora davanti a sé i reparti italiani. La dotazione del reparto – a causa dell’affrettata mobilitazione – è composta da pistole-mitragliatrici e qualche caricatore per il moschetto.
Il comando della 1^ Armata vieta al comandante della 29^ Divisione di arretrare verso posizioni meglio difese, ordinando al contrario di procedere al contrattacco e promettendo rinforzi adeguati. Il comandante Boriani – confidente nelle promesse di forze fresche – organizza un dispositivo d’attacco che vede una colonna di Arditi all’assalto del Monte Badenecche e una seconda all’assalto del Tondarecar e di Castelgomberto, tuttavia i rincalzi non arrivano e l’offensiva italiana fallisce.
Alle 6 del mattino successivo l’artiglieria austro-ungarica comincia a battere con violenza le posizioni occupate dagli Arditi, aprendo ampi vuoti e obbligandoli a retrocedere sulla linea Stoccaredo – S.Francesco – Sasso Rosso. La confusione e la concitazione della battaglia non permettono una corretta ricezione degli ordini, pertanto a seguito dell’assalto delle truppe avversarie una parte degli Arditi non ancora retrocessa viene tagliata fuori. Questa – assieme ai Bersaglieri del XXIII° – combatte fino alle 2 pomeridiane nei pressi di Casera Montagna Nuova per poi riuscire finalmente a sganciarsi scendendo dalla Meletta di Foza e portandosi sulla linea di difesa prestabilita.
Il giorno 6 dicembre gli austro-ungarici riescono ad impadronirsi anche del Sisemol, difeso dalla 2^ Divisione che è costretta ad abbandonare anche il Monte Zomo. Con questa ultima conquista nemica termina la seconda fase della battaglia d’arresto. Il 23 dicembre si riaccendono i combattimenti sull’altopiano ai quali tuttavia non prende parte il IX° Reparto d’Assalto oramai tornato nelle retrovie.
Eventi del 1918
La nuova sosta post-natalizia consente di valutare nuovamente la reale preparazione e idoneità degli Arditi del IX° che nel frattempo vedono l’allontanamento di altri 50 uomini. Le successive difficoltà nel reclutamento di forze fresche e adatte ad un reparto d’assalto portano il comando della 1^ Armata a sciogliere l’intero IX° Reparto d’Assalto in data 14 gennaio 1918 nei pressi di Longara (Vicenza). I suoi uomini vanno a rinsanguare le fila del XVI° Reparto d’Assalto (il futuro XXV° Reparto d’Assalto).
Gli Arditi del IX° Reparto d’Assalto – conosciuto anche come Battaglione d’Assalto della 1^ Divisione – sono stati decorati con 13 medaglie d’argento al valor militare, 24 medaglie di bronzo al valor militare e 6 croci di guerra al valor militare. Il suo tributo di sangue è di 60 morti e 30 dispersi.
Fonti Bibliografiche
- Di Martino Basilio e Cappellano Filippo: I reparti d’assalto italiani nella grande guerra (1915-1918) | Roma, Ufficio storico dell’esercito, 2007 (doppio volume)
- Roseano Roberto, Stacconeddu Giampaolo: Arditi Decorati e Caduti – Reparti d’Assalto, 1917-1920 | Autoprodotto (Amazon), 2016