Il XXVII° Reparto d’Assalto nasce ufficialmente il 20 maggio del 1918 a seguito delle disposizioni del Comando Supremo che allinea il numerale dei reparti d’assalto a quello dei corpi d’armata di appartenenza. Tuttavia il reparto viene costituito già a partire dal settembre del 1917 con il numerale di V° Reparto d’Assalto.
Qui di seguito viene riportata una sintesi dei principali avvenimenti che lo hanno visto protagonista durante la Grande Guerra.
Eventi del 1917
Con la circolare n°111660 del 26 Giugno 1917, la 4^ Armata chiede alle unità dipendenti di far affluire a Prade – in Val Lozen – quegli ufficiali e militari di truppa che vogliono offrirsi volontari per la costituzione di un reparto d’assalto.
Il compito di organizzare e addestrare tale reparto – aggregato dal punto di vista amministrativo al 13° Reggimento Bersaglieri – viene affidato alla 56^ Divisione che forma fin dall’inizio 3 compagnie (con una quarta in via di formazione) per un totale di 31 ufficiali e 679 fra sottufficiali, graduati e soldati. Ogni compagnia è formata da circa 200 uomini, a sua volta ognuna è strutturata su 8 plotoni divisi in 5 squadre di 5 uomini l’una. Sono poi previste sezioni lanciafiamme, sezioni mitragliatrici FIAT, sezioni lanciatorpedini Bettica e Lanciabombe Minucciani.
Il 21 settembre il Comando d’Armata stabilisce l’autonomia delle 4 compagnie del reparto suddividendone il comando fra il I° e IX° Corpo d’Armata, la 56^ Divisione e il Settore Val Costeana. Il giorno 23 dello stesso mese il Comando Supremo assegna il numerale di V° Reparto d’Assalto alla compagnia assegnata al I° Corpo d’Armata, costituita in maggioranza da fanti e assegnata al deposito del 23° Reggimento Fanteria a Novara. Alla compagnia assegnata al IX° Corpo d’Armata – anch’essa costituita da fanti – viene assegnato il numerale di VI° Reparto d’Assalto e come centro di mobilitazione il deposito del 45° Reggimento Fanteria a Ozieri. Il numerale di VII° Reparto d’Assalto viene associato alla compagnia comandata dalla 56^ Divisione, costituita in maggioranza da Bersaglieri e quindi assegnata al deposito del 13° Reggimento Bersaglieri di Livorno. Infine la compagnia del Settore Val Costeana prende il nome di VIII° Reparto d’Assalto, costituito prevalentemente da Alpini e affidato al 7° Reggimento Alpini a Belluno.
Al momento della sua costituzione, il V° Reparto d’Assalto è composta da una compagnia composta da una sezione mitragliatrici e una sezione lanciafiamme, per un totale di 8 ufficiali e 194 uomini di truppa. Il reparto – il cui comando viene affidato al capitano Anchise Pomponi – viene dislocato il 1 ottobre a S.Stefano di Cadore. Come poligono di addestramento viene scelta la località detta “la valle” in quanto le sue caratteristiche uniscono pianura, montagna e ambiente boschivo, rendendola particolarmente realistica e fedele ad un potenziale e futuro campo di battaglia.
La Battaglia di Monte Piana
Pochi giorni dopo – sebbene l’addestramento non sia stato ancora completato – il V° Reparto d’Assalto viene messo alla prova a Monte Piana, un tavolato di terra lungo 2 chilometri e largo dai 400 ai 600 metri, delimitato da pareti a strapiombo sui 3 lati. Tale monte permette di controllare la strada della Val Popena che da Misurina si allaccia alla Strada di Alemagna là dove questa piega a nord per imboccare la Val di Landro in direzione Dobbiaco e di affacciarsi su di questa prendendola di infilata. La piatta sommità di Monte Piana è divisa in due da una piccola sella detta Forcella dei Castrati, in corrispondenza della quale corre il confine fra Italia (parte meridionale) e Austria-Ungheria (parte settentrionale).
Nell’agosto del 1916 gli italiani riescono a consolidare le proprie posizioni poco oltre la Forcella dei Castrati, impadronendosi della parte orientale del pianoro nord ed avvolgendone la cupola rocciosa con le trincee conosciute come Guardia Napoleonica, Trincea della Ghirlanda e Fosso Alpino. Alla vigilia dell’offensiva sull’Isonzo – che porta poi alla disfatta di Caporetto – gli Austro-Ungarici sono tuttavia intenzionati a sbloccare la situazione di stallo.
Il 21 ottobre 1917 il comando della 1^ Divisione italiana viene messo in allarme da un disertore galiziano appartenente alla 23^ Compagnia del VI° Battaglione del 2° Reggimento Kaiserjäger. Secondo il suo racconto, i Kaiserjäger assieme ad almeno due compagnie del 3° Battaglione lager del Brandeburgo avrebbero di lì a poco effettuato un violento attacco sul Monte Piana, volto a conquistarlo interamente. L’attacco si sarebbe svolto con una serie di bombardamenti alternati sulle principali trincee italiane (Ghirlanda, Fosso Alpino e Forcella dei Castrati) seguita poi da un’ondata di ben nove gruppi d’attacco di Kaiserjäger.
Le informazioni del disertore vengono ritenute plausibili dai comandi italiani che decidono quindi di inviare il V° Reparto d’Assalto (2 ufficiali e 120 uomini di truppa) presso Monte Piana.
Alle 5 del mattino del 22 ottobre 1917 inizia il bombardamento austro-ungarico contro le posizioni italiane, segnale concreto della correttezza delle informazioni comunicate dal disertore galiziano. Alle 5.30 circa scatta l’assalto da parte delle fanterie nemiche che fanno un largo uso di lanciafiamme. I reparti del III/54° Reggimento Fanteria Brigata Umbria vengono velocemente sopraffatti, pertanto scatta all’attacco anche il V° Reparto d’Assalto privo tuttavia delle sezioni mitragliatrici, lanciabombe e lanciafiamme. In un primo tempo gli Arditi sembrano avere la meglio, ma il sopraggiungere di una nuova ondata nemica forte di almeno 200 uomini obbliga il reparto d’assalto italiano a ripiegare all’interno delle gallerie.
Gli austro-ungarici riescono ad espugnare la Trincea della Ghirlanda, tuttavia la loro avanzata verso la Forcella dei Castrati viene bloccata dall’artiglieria italiana che opera un imponente fuoco di sbarramento e di interdizione fino a sera. Con la protezione dell’artiglieria gli italiani riescono a ripristinare i collegamenti nelle gallerie che scorrono sotto la Forcella e a organizzare quindi un contrattacco – con protagonisti Arditi e Bersaglieri – previsto per la mattina successiva con l’aiuto dei rinforzi provenienti dall’11° Reggimento Bersaglieri, dalla 3^ Compagnia del Battaglione complementare della Brigata Como, da una sezione mitragliatrici di cavalleria proveniente dal VII° Settore Padola, dalle batterie da montagna 23^ e 64^, dalla 20^ Batteria da 149G e dal V° Gruppo Obici Pesanti Campali.
La prima mossa viene fatta dalla 1^ Compagnia dell’11° Bersaglieri già al tramonto del 22 ottobre. Questa risale il Vallone dei Castrati per unirsi – alle ore 23 – ai difensori del Fosso Alpino. Alle 5 di mattina del 23 ottobre l’artiglieria italiana inizia a martellare le posizioni perdute il giorno precedente e, dopo soli 10 minuti, gli Arditi del V° Reparto d’Assalto (questa volta con l’aiuto della loro sezione lanciafiamme) balzano all’assalto delle trincee nemiche conquistando la Trincea della Ghirlanda nel giro di pochi minuti. Le posizioni vengono poi rinforzate dai Bersaglieri dell’11° che seguono da vicino i movimenti fulminei degli Arditi.
L’artiglieria nemica torna a farsi sentire, mentre movimenti di truppe sospetti e intercettazioni telefoniche fanno presagire un nuovo contrattacco da parte delle fanterie austro-ungariche e tedesche. In tutta risposta le truppe italiane si prodigano con ancora maggior decisione al ripristino delle posizioni e delle loro difese accessorie in vista di un nuovo urto nemico. Contemporaneamente l’artiglieria italiana torna a battere con violenza le postazioni nemiche come la sera prima, ingaggiando un forte fuoco di sbarramento e interdizione.
L’arrivo di una fortissima tormenta impedisce al nemico di concretizzare l’ennesimo contrattacco, permettendo così di sancire – la sera del 24 ottobre – la fine delle operazioni.
Le perdite italiane ammontano a 2 morti, 6 feriti e 2 dispersi fra gli ufficiali; 30 morti, 93 feriti e 33 dispersi fra la truppa. Il V° Reparto d’Assalto conta un morto, un ferito e un disperso fra gli ufficiali e 9 morti, 37 feriti e 18 dispersi fra la truppa. La quasi totalità delle perdite viene registrata il giorno 22, quello del primo attacco nemico.
Per la battaglia del Monte Piana vengono concesse 13 medaglie d’argento e 18 medaglie di bronzo al valor militare. Fra le medaglie d’argento spicca quella del tenente delle Fiamme Nere Ruggero De Simone che viene poi tramutata in medaglia d’oro con la seguente motivazione:
De Simone Ruggero, da San Pietro Vernotico (Lecce)
MOVM (1921) – Tenente complemento 5 reparto assalto
In commutazione della Medaglia d’Argento concessagli col decreto luogotenenziale 11 aprile 1918: comandante di un plotone di assalto accorso in difesa di una posizione fortemente attaccata dal nemico, ferito alla bocca da una scheggia di granata continuava a tenere il comando del proprio reparto, incitando e trascinando coll’esempio, sotto un fuoco violento, i propri soldati. Ferito una seconda volta nella lotta a corpo a corpo che ne seguì, ed intimatagli la resa, rispose scaricando la rivoltella gridando «Viva l’Italia!». Ferito una terza volta, cadeva a terra, ed alla nuova intimazione alla resa rispondeva «No, viva l’Italia!». Una quarta ferita al cuore lo uccise. Sublime esempio di valore e di amor patrio.
Monte Piana, 22-23 ottobre 1917
Per un approfondimento sulle battaglie del Monte Piana dal 1915 al 1917 si rimanda al ricchissimo sito Frontedolomitico.it.
La Disfatta di Caporetto
Pochi giorni dopo la Battaglia di Monte Piana – a seguito della disfatta di Caporetto sul fronte dell’Isonzo – la 4^ Armata deve sgomberare il Cadore e ripiegare a presidio del Monte Grappa. Il V° Reparto d’Assalto viene impiegato in azioni di retroguardia a Sappada il 30 Ottobre e fra il 2 e 4 novembre allo sbarramento di Val Frison.
La ritirata riprende il giorno 4 novembre e il reparto attraversa in successione Tai, Ospitale, Belluno, S.Giustina e Feltre, per arrivare l’8 novembre a Quero dove il giorno 10 dello stesso mese passa alle disposizioni del IX° Corpo d’Armata. Viene così impiegato a difesa della porzione orientale del Monte Grappa, prima a Monte Cornelia fino al 16 novembre e poi dal 23 dello stesso mese al 3 dicembre presso Monte Tomba. Durante questi combattimenti il reparto di Arditi perde altri 5 ufficiali e 77 uomini di truppa, cessando virtualmente di esistere. I 4 ufficiali e 70 arditi superstiti vengono inglobati nel VI° Reparto d’Assalto.
Eventi del 1918
Nel mese di gennaio 1918 – a seguito delle disposizioni del Comando Supremo che stabiliscono la creazione di un reparto d’assalto presso ogni corpo d’armata – al XXVII° Corpo d’Armata viene affidato il compito di ricostituire il V° Reparto d’Assalto.
Il 15 gennaio il XXVII° Corpo d’Armata lascia la zona di Bassano entrando a far parte della 2^ Armata e venendo schierato in linea lungo il Piave, tra Pederobba e Palazzon (marzo 1918). In questo periodo viene ricostituita per intero una compagnia del V° Reparto d’Assalto che viene quindi affidato al comando del maggiore Luigi Freguglia che si occupa non solo dell’addestramento, ma anche della selezione degli elementi.
Proprio grazie a questa attenta selezione e ad un severo tirocinio di un mese, gli Arditi di Freguglia sviluppano un forte spirito di corpo. Inoltre il maggiore cura il proprio reparto anche negli aspetti più esteriori, andando a contribuire in prima persona all’origine del famoso motto “a noi!”.
I primi due mesi del 1918 vedono il V° Reparto d’Assalto a Bolzano Vicentino. Di qui si sposta il 12 marzo a Carmignano di Brenta per poi essere il 13 ad Altivole, il 17 a Vedelago e il 25 nella sede designata di Salzano (a nord di Mirano). Fra il 9 e il 17 marzo il XXVII° Corpo d’Armata assume la responsabilità del tratto di fronte fra Molinetto di Pederobba e Collessel Val dell’Acqua. Questo ritorno in prima linea implica la necessità di prendere contatto con le truppe nemiche per saggiarne le difese e capirne le intenzioni. Pertanto viene richiesto anche al Maggiore Freguglia di organizzare con i suoi Arditi una serie di audaci colpi di mano lungo il greto del Piave finalizzati alla cattura di prigionieri.
Il primo tentativo in tal senso viene compiuto a metà aprile dagli Arditi del V° presso le località oltre il Piave di Cà Bozzola, Casona, Malborghetto e Mulino Frezza. Il traghettamento oltre il fiume viene effettuato il giorno 16 e reso particolarmente difficile dalle condizioni atmosferiche. Presso Casoni gli Arditi si imbattono in una pattuglia austro-ungarica che vanifica l’effetto sospresa. La pattuglia italiana deve pertanto ripiegare sotto il fuoco nemico ed annullare il resto dell’operazione (pagando un prezzo di 1 disperso e 2 feriti).
A seguito delle disposizioni del Comando Supremo, il 20 maggio 1918 il V° Reparto d’Assalto viene ribattezzato con il numerale di XXVII° Reparto d’Assalto.
La battaglia del Montello
A metà giugno 1918 il XXVII° Corpo d’Armata occupa la sinistra dello schieramento dell’8^ Armata, da Pederobba alla presa n°10 del Montello, assieme alla 66^ e 51^ Divisione. Il XXVII° Reparto d’Assalto – comandato dal colonnello Giacchi e dislocato fra S.Marco e Albaredo – fa parte a sua volta di un gruppo tattico comprendente anche il 2° Reggimento Bersaglieri ed alcuni squadroni di cavalleria.
Dato che il tratto di fronte tenuto dal XXVII° Corpo d’Armata risulta relativamente tranquillo, il gruppo tattico del Giacchi viene spostato nel settore di destra tenuto dall’VIII° Corpo d’Armata. Proprio qui, verso le 11 del 15 giugno, il XXIV° Corpo d’Armata austro-ungarico supera la terza linea di difesa italiana (detta “linea della corda”) guadagnando terreno sia sul Montello sia oltre Nervesa dando il via alla cosiddetta Battaglia del Solstizio. Alle ore 12 la situazione si rivela particolarmente grave, pertanto il comandante dell’VIII° Corpo d’Armata, tenente generale Gandolfo, chiede rinforzi al fine di rafforzare le difese della quarta linea di difesa italiana ed allo stesso tempo di riconquistare le posizioni perse sul Montello e a Nervesa. Il Comando Supremo, oltre al già citato gruppo tattico Giacchi, concede anche l’intervento della 47^ Divisione del XXX° Corpo d’Armata. Nel frattempo al tenente generale Gandolfo viene ordinato di contrattaccare immediatamente servendosi degli Arditi del XXVII° Reparto d’Assalto.
Il contrattacco prevede tre colonne: sulla sinistra il 45° Reggimento Fanteria Brigata Reggio, due battaglioni della Brigata Campania e tre batterie da montagna che devono puntare verso Casa Merseille sul fianco destro del saliente. Al centro un’aliquota del gruppo tattico Giacchi che deve attaccare da Giavera in direzione Nervesa. Sulla destra due battaglioni della 48^ Divisione che devono agire fra l’abbazia di Nervesa e Collesel di Castelviero.
Le tre colonne tuttavia – prese dalla gravità degli eventi – agiscono senza coordinamento reciproco portando a risultati ben lontani da quelli sperati.
Il XXVII° Reparto d’Assalto – arrivato in autocarro da Albaredo poco dopo mezzogiorno – riceve l’ordine di avanzare sul fronte Giavera – Casa Agostini per ripristinare l’integrità della linea di resistenza e procedere poi fino alla “linea della corda”, tenendosi in collegamento sulla sinistra con la Brigata Tevere e sulla destra con i reparti della 48^ Divisione. Gli Arditi pertanto si schierano su un fronte di un chilometro in linea d’aria, ma di estensione doppia sul terreno con la 1^ Compagnia Aosta del capitano Pietro Zaninelli a sinistra, la 3^ Compagnia del capitano Ignazio Pannunzio a destra e la 2^ Compagnia Monte Piana del capitano Antonio Tanzarella di rincalzo presso Sorgente del Forame, di spalla alla 1^ Compagnia. L’ala sinistra ha il compito di conquistare la dorsale della Madonnetta e scacciare il nemico dal prezioso osservatorio della Casa Bianca; l’ala destra deve invece puntare dal basso verso l’alto in direzione di Busa delle Rane.
L’assalto inizia alle ore 16.20 e sulla sinistra gli Arditi di Zaninelli arrivano a fatica nei pressi della Casa Bianca dove la resistenza nemica si rivela impenetrabile (grazie anche al fuoco di sbarramento di mortai e lanciabombe). La 1^ Compagnia lancia in successione ben quattro attacchi che si rivelano inutili e portano a gravi perdite fra cui lo stesso capitano Zaninelli (caduto durante il terzo tentativo). Il maggiore Freguglia pertanto decide di aspettare l’oscurità per lanciare un nuovo assalto coadiuvato dalla 2^ Compagnia Monte Piana: la 1^ Compagnia avrebbe attaccato frontalmente, mentre gli Arditi di Tanzarella avrebbero aggirato la Casa Bianca, il tutto senza l’appoggio dell’artiglieria.
Con questo quinto tentativo la resistenza della Casa Bianca viene meno ed in pochi minuti gli Arditi del XXVII° Reparto d’Assalto fanno 14 prigionieri del Battaglione d’Assalto austro-ungarico, catturando anche tre mitragliatrici e due lanciabombe.
Nel frattempo la 3^ Compagnia – operando in pattuglie – riesce a riconquistare Giavera aiutata dal 2° Squadrone dei Lancieri di Firenze. Il terreno, ricco di vegetazione, favorisce le tattiche d’assalto a piccoli gruppi degli Arditi che riescono a infilarsi fra le maglie dello schieramento nemico creando scompiglio. Malgrado il ferimento del capitano Pannunzio, la 3^ Compagnia riesce a spingersi oltre la “linea della corda”, occupando le quote 127 e 173. La pressione avversaria tuttavia costringe gli Arditi ad indietreggiare, attestandosi stabilmente presso il cimitero di Giavera. Gli atti eroici ed i risultati ottenuti in questi giorni valgono alla 3^ Compagnia l’appellativo di Compagnia Montello.
Con il sopraggiungere di due battaglioni del 2° Reggimento Bersaglieri, all’alba del giorno seguente il XXVII° Reparto d’Assalto riprende l’iniziativa verso la Madonetta, occupando saldamente l’intera posizione. Durante l’avanzata – coordinata dai segnali di tromba del maggiore Freguglia – gli Arditi si contraddistinguono per aggressività, facendosi strada a suon di bombe a mano e colpi di pugnale. Questo ulteriore attacco vale ben 40 prigionieri, tre mitragliatrici e il recupero di quattro obici pesanti campali da 149 persi il giorno precedente.
Su tutto il fronte la linea di difesa viene riportata sulla linea Collesel della Madonna – Busa delle Rane. Il resto della giornata viene quindi speso per riordinare i reparti e rafforzare le posizioni riconquistate. In queste ore il morale degli Arditi (e la loro energica spavalderia) serve come esempio per tutti gli altri reparti. A questo proposito lo stesso Freguglia ricorda:
“I fuggiaschi di fanteria che in alcune riprese, nel pomeriggio, tentavano di sbandarsi abbandonando la linea nord del “Saliente” alla mia sinistra, provocando panico, furono ricacciati in linea a colpi di moschetto dai miei porta-ordini ed arditi dello S.M. Battaglione e dal sottoscritto”.
Nelle prime ore del 17 giugno il Comando d’Armata ordina il ritiro dalla prima linea della 53^ Divisione, dell’intero gruppo tattico Giacchi e della Brigata Aosta al fine di riordinarsi nei pressi di Albaredo. Tuttavia nel pomeriggio un nuovo attacco austro-ungarico sul tratto S.Andrea – Casa Schiavonesca fa annullare gli ordini della mattina. L’urto si abbatte principalmente fra Nervesa e la ferrovia di Montebelluna, nel tentativo di allargare la testa di ponte verso i ponti della Priula.
Il XXVII° Reparto d’Assalto – lasciato a guardia del saliente – inizia un’intensa attività di pattuglia che gli permette di recuperare gli otturatori di ben 5 pezzi di artiglieria persi il giorno 15 e di mettere fuori gioco altre 6 bocche da fuoco nemiche.
Altre ardite incursioni fra gli schieramenti avversari portano addirittura alla cattura del comandante della 25^ Brigata Schützen, il maggior generale Enrico Bolzano von Kronstadt, che tuttavia muore per le ferite riportate prima di arrivare al posto di medicazione italiano.
Nella tarda serata del 18 giugno prende piede un nuovo attacco austro-ungarico preceduto da una breve preparazione di artiglieria che investe con tre ondate successive il front est del saliente, tenuto dalla 1^ Compagnia del XXVII° Reparto d’Assalto. Grazie a dei varchi aperti nei reticolati, l’avversario (il 14° “Hessen”, uno dei migliori reggimenti austriaci) riesce a comparire davanti alla trincea italiana dove tuttavia le Fiamme Nere riescono prima a tenere testa all’impeto nemico con un fitto fuoco di fucili, mitragliatrici e lancio di bombe a mano e poi a lanciarsi all’inseguimento dello stesso.
Questa rappresenta l’ultima azione del XXVII° Reparto d’Assalto nella Battaglia del Solstizio. Il giorno 19 giugno questo viene infatti sostituito dal 68° Reggimento Fanteria e inviato a riordinarsi assieme al resto del gruppo tattico Giacchi presso La Contea. Durante la Battaglia del Montello il reparto registra un totale di 3 morti e 9 feriti fra gli ufficiali, 55 morti, 101 feriti e 6 dispersi fra la truppa. Nonostante queste cifre gli Arditi riescono a distinguersi in battaglia grazie alle loro peculiari tattiche di attacco rese possibili dallo speciale addestramento a cui vengono sottoposti. Quale riconoscimento per il suo contributo, il reparto viene citato nel bollettino di guerra del 21 giugno.
Per le azioni sul Montello si vogliono ricordare le seguenti medaglie al valor militare:
Freguglia cav.Luigi, da Cento (Ferrara)
MAVM (1919) – Maggiore 27 reparto assalto, 58^ Divisione
Comandante di un reparto d’assalto, con perizia e grande slancio concorse efficacemente a ristabilire una linea difensiva caduta nelle mani del nemico, riconquistando alcune nostre artiglierie. Durante cinque giorni di dura lotta seppe ricacciare ripetuti e veementi attacchi, contrattaccare e fare numerosi prigionieri, dando sempre prova di grande energia, ardimento e coraggio.
Montello, 15-19 giugno 1918
Pannunzio Ignazio, da Margherita di Savoia (Foggia)
MAVM (1920) – Capitano 27 reparto assalto
Comandante di una compagnia d’assalto, in un terreno sconosciuto e difficile, la guidava con valore mirabile contro soverchianti forze nemiche alla conquista di una estesa ed importante linea, dalla quale scompaginava poi le ondate avversarie che venivano più volte al contrattacco, mantenendo saldamente la linea stessa. Ferito gravemente, prima di essere trasportato al posto di medicazione dimostrava fermezza e serenità esemplari, dando le disposizioni necessarie per l’ulteriore resistenza.
Montello, 15 giugno 1918
Tanzarella Antonio
MAVM (1920) – Capitano 27 battaglione assalto
Con intelligenza e valore conduceva gli “arditi” della propria compagnia all’attacco di munito ed importante saliente, riuscendo a conquistarlo, e, benché, gravemente ferito, vi catturava il presidio con tre mitragliatrici e due lanciabombe.
Montello, 15 giugno 1918
Zaninelli Pietro, da Lodi (Milano)
MAVM (1920) – Capitano complemento 27 battaglione assalto
Cadeva colpito a morte da mitragliatrice nemica alla testa degli “arditi” della sua compagnia, dopo, averli condotti per tre volte all’assalto di munita posizione nemica al canto dell’inno del battaglione.
Montello, 15 giugno 1918
Le Pattuglie Ardite oltre il Piave
Il 23 giugno le forze austro-ungariche si ritirano definitivamente sulla sinistra del Piave. Nel frattempo il gruppo tattico Giacchi viene smembrato, permettendo così agli Arditi di Freguglia di tornare alle dipendenze del XXVII° Corpo d’Armata.
In questi giorni il comando dell’8^ Armata organizza una serie di colpi di mano finalizzati a saggiare le difese avversarie per valutare un eventuale contrattacco oltre il Piave. La notte sul 27 giugno un pattuglione di 40 Arditi del XXVII° Reparto d’Assalto – guidato personalmente da Freguglia – sbarca sulla riva sinistra del Piave arrivando a Casa Careggiani. Qui mette in fuga una pattuglia nemica riuscendo a tenere il contatto con la riva destra del fiume per tutta notte senza subire perdite. Nonostante questo relativo successo, gli ulteriori pattugliamenti falliscono per la gran parte, portando così il comando ad abbandonare l’idea di un contrattacco italiano a stretto giro.
Nonostante questa decisione, la necessità di ricavare quante più informazioni possibili sulle difese avversarie spinge i comandi a prevedere una nuova serie di puntate esplorative oltre il fiume e fra i reparti chiamati al dovere ci sono ovviamente le Fiamme Nere di Freguglia.
Il maggiore degli Arditi è a conoscenza della presenza di una linea non continua di avamposti lungo il greto del fiume; grazie alla ricognizione area sa anche della presenza di una posizione difensiva nota come “linea della roggia”. Sulla base di queste informazioni il comandante del XXVII° Reparto d’Assalto è convinto che sia possibile sia superare gli avamposti nemici, sia attaccare la linea retrostante con buone possibilità di sfondarla ottenendo così il controllo di un perimetro composto dalle località di Latteria, Fontigo, quadrivio di quota 113, Moriago, ponte sul Rosper, Casa Rossetto, Boaria Balbi e Casa Varaghi. Tutto questo contando su due plotoni di Arditi con quattro pistole-mitragliatrici, due nuclei di Arditi dotati di lanciafiamme, un nucleo di Arditi nuotatori ed un plotone della 5^ Compagnia del 46° Reggimento Fanteria.
Le operazioni di traghettamento – portate a termine senza incidenti – iniziano alle ore 23 del 1 luglio, sotto la scarpata davanti a Casa dei Faveri. Gli Arditi – comandanti sul campo da Freguglia stesso – si riuniscono sul greto della sponda sinistra del Piave; qui il nucleo nuotatori assieme ai telefonisti del reparto provvedono ad imbastire e consolidare le comunicazioni con la sponda destra, fondamentali soprattutto in caso di sfondamento e raggiungimento di Moriago e Fontigo.
Dopo aver superato con facilità i primi reticolati, lo scricchiolare di rami secchi sotto i piedi dell’uomo di punta della pattuglia vanifica l’effetto sorpresa costringendo gli Arditi a lanciarsi all’inseguimento delle vedette austriache oramai messe in allarme. Il nemico riesce a ripiegare verso la “linea della roggia”, mentre le artiglierie delle posizioni circostanti aprono il fuoco puntando soprattutto verso il greto del fiume, temendo un attacco in massa degli italiani.
Alle 2 del mattino del 2 luglio, conscio dello stato d’allarme oramai diffuso sia a monte che a valle, il maggiore Freguglia opta per la ritirata. Mentre avviene il ripiegamento verso il greto del fiume, il plotone del tenente Veneziani viene lasciato a ridosso dei reticolati nemici con lo scopo di fare qualche prigioniero. Intorno alle 3.45 il plotone Veneziani – assieme al maggiore Freguglia – subiscono un contrattacco eseguito da due plotoni austro-ungarici usciti dalla “linea della roggia”. Ne segue un furioso combattimento condotto a colpi di moschetto e petardi Thévenot che vede gli Arditi vicintori, nonostante il duplice ferimento del tenente Veneziani. A questo punto il tenente stesso decide di ritirare i suoi uomini verso il greto del fiume, dove trascorreranno il resto della giornata.
Intorno alle 4.20 il tiro dell’artiglieria avversaria si fa particolarmente feroce, battendo con violenza la zona del Montello e soprattutto il greto del fiume e la prima linea italiana, a conferma del fatto che gli austro-ungarici considerassero gli Arditi l’avanguardia di un attacco in massa. Alle 7.15 il tiro perde di intensità per poi riprendere verso sera, battendo con violenza anche le posizioni perse nella notte – e non ancora rioccupate – sulla riva sinistra del fiume. Nonostante il fuoco nemico, le Fiamme Nere del XXVII° Reparto d’Assalto riescono a completare il traghettamento sulla sponda italiana intorno alle ore 23.
A seguito di questa azione il reparto lamenta 2 ufficiali feriti, 11 feriti e 4 dispersi fra la truppa. Per quanto riguarda le medaglie al valor militare assegnate agli Arditi del reparto, si vogliono qui ricordare le seguenti:
Freguglia cav.Luigi, da Cento (Ferrara)
MAVM (1920) – Maggiore 27 reparto assalto
Con indomito coraggio, geniali predisposizioni e pochi uomini scelti nel suo battaglione d’assalto, compì un’ardita azione offensiva sulla sinistra del Piave, oltrepassando più ordini di reticolati nemici, catturando armi, munizioni e soldati ed obbligando il nemico a svelare tutta l’efficienza dei propri apprestamenti difensivi. Distintosi per valore personale in successive operazioni di guerra.
Fontigo, 2 luglio; Isola Verde, settembre; Grave di Ciano, 29 ottobre; S.Felice di Trichiana, 2 novembre 1918
Murer Giovanni, da San Donà di Piave (Venezia)
MAVM (1919) – Tenente complemento 27 reparto assalto
Comandante di un plotone di arditi, penetrava nelle linee nemiche: scoperto da un posto austriaco, valorosamente lo attaccava, fugandone i difensori e rimanendo ferito di bombe a mano; passava poi risolutamente all’inseguimento, non ritirandosi dal combattimento che quando la ferita non gli permetteva più di reggersi.
Fontigo, 2 luglio 1918
Veneziani Italo, da Firenze
MAVM (1919) – Tenente complemento 27 reparto assalto
Comandante di pattuglia prima, di plotone poi, oltrepassando due ordini di reticolati, penetrava nelle linee austriache, catturava prigionieri e, combattendo sempre primo ove più grave era il pericolo, obbligava il nemico a svelare tutta l’efficienza dei propri apprestamenti difensivi. Ferito due volta da bombe a mano, non abbandonava il combattimento e si ritirava, con i suoi arditi, solo diciotto ore dopo, a scopo conseguito.
Fontigo, 1-2 luglio 1918
Sebbene senza prigionieri nemici catturati, l’azione delle Fiamme Nere conferma che la linea sul greto del Piave è presidiata a larghi intervalli, percorsi di notte da pattuglie e che la “linea della roggia” è invece occupata con ingenti forze, dotate di mitragliatrici e protetta da 2 fasce di difese accessorie. Questo scenario evidenzia da un lato la trasformazione in chiave difensiva delle posizioni occupate dagli austro-ungarici, dall’altro che eventuali colpi di mano sarebbero andati a vuoto per la mancanza di obiettivi, a meno di non voler attaccare la “linea della roggia” stessa. Freguglia stesso così conclude il rapporto riguardante la sua azione dietro le linee nemiche:
“Ritengo più facile sfondare la linea nemica per marciare in avanti che non l’eseguire colpi di mano su nuclei quasi imponderabili, difficilmente individuabili e facilmente capaci di sottrarsi alla cattura”.
Le stesse valutazioni vengono fatte anche dal comando del XXVII° Corpo d’Armata che per qualche giorno sospende le piccole operazioni al di là del Piave al fine di allentare la vigilanza nemica, per poi tornare all’attacco contando sull’effetto sorpresa.
Nella notte sul 21 luglio la Brigata Cuneo fa traghettare sulla riva sinistra del Piave una pattuglia di 20 Arditi reggimentali con l’obiettivo si assaltare Casa Settalo Bassa. L’azione si rivela un totale fallimento e non fa altro che confermare i dubbi del maggiore Freguglia.
Nonostante questo, dopo sole 2 settimane, arriva il turno delle Fiamme Nere del XXVII° Reparto d’Assalto, obiettivo: coprire un gruppo di contatto Cecoslovacco guidato dal tenente Quaranta dell’Ufficio Informazioni dell’8^ Armata.
La pattuglia si muove alle 22 del 5 agosto 1918 agli ordini del sottotenente Battaglia prendendo posizione in parte sull’Isola Verde ed in parte su un isolotto senza nome poco più a monte. I telegrafisti e l’aliquota Cecoslovacca invece prosegue raggiungendo a guado la sponda sinistra del Piave. Poco dopo aver preso terra scatta l’allarme da parte delle truppe austro-ungariche che costringe la pattuglia a rientrare alle posizioni di partenza (ore 2.30 del 6 agosto). Anche questa azione conferma che, nonostante le difficoltà riscontrare sulla sponda nemica, le truppe italiane possono permettersi di passare il fiume con una certa regolarità e di ingaggiare l’avversario.
Nella notte tra il 21 e il 22 settembre viene eseguita un’azione volta a riconquistare l’Isola Verde e condotta dal XXVII° Reparto d’Assalto comandato direttamente dal maggiore Freguglia. Le Fiamme Nere riescono nel loro intento, consolidando così il presidio sull’isola, particolarmente utile come punto intermedio da cui effettuare le ricognizioni sulla sponda nemica. Seguono poi altre ricognizioni nelle notti sul 25 e 27 settembre e sul 1 ottobre.
La Battaglia di Vittorio Veneto
Le condizioni atmosferiche avverse caratterizzano le prime fasi dell’offensiva italiana di ottobre, ostacolando il passaggio attraverso il Piave soprattutto nel settore del XXVII° Corpo d’Armata. Proprio per questo motivo il comando chiede ed ottiene che le proprie truppe transitino sui ponti gettati nei settori del XXII° Corpo d’Armata e della 12^ Armata. In questo modo nella notte sul 27 ottobre si portano dall’altra parte del Piave due compagnie della Brigata Campania, la Brigata Cuneo e due compagnie della Brigata Messina. Falliscono invece i tentativi di gettare dei ponti nei pressi della Grave di Ciano e di fronte a Vidor.
Un nuovo tentativo viene fatto nella notte sul 28, ma anch’esso fallisce rendendo sempre più critica la situazione della Brigata Cuneo, rimasta praticamente isolata sulla riva sinistra del fiume. Per questo motivo il XXVII° Reparto d’Assalto – forte delle sue precedenti incursioni – viene incaricato di allestire ad ogni costo una passerella presso la Grave di Ciano. A seguito di 12 ore di lavoro gli Arditi riescono a completare la passerella sulla quale nelle prime ore del mattino del 29 ottobre passano i reparti della Brigata Reggio.
Il giorno 30 ottobre le Fiamme Nere di Freguglia passano a loro volta il fiume proseguendo l’avanzata verso le Prealpi Bellunesi e la Valle del Piave. Il 31 ottobre, tra Busche e Belluno, il reparto di Arditi viene nuovamente chiamato a sostituire i pontieri per favorire il passaggio della 51^ Divisione diretta verso la Val d’Agordo, questa volta però senza successo a causa della forte presenza avversaria sull’altra sponda.
Gli ultimi giorni di guerra vedono il XXVII° Reparto d’Assalto avanzare nella Val d’Agordo insieme al II/46° Reggimento Fanteria Brigata Reggio ed il 4 novembre bloccare a sud di Agordo (località Ponte Alto) una forte retroguardia del 2° Reggimento Bosniaco costringendola alla resa (17 ufficiali e 550 uomini di truppa vengono fatti prigionieri). Alle 15 – ora fissata per la cessazione delle ostilità – gli Arditi entrano a Cencenighe.
Nell’immediato dopoguerra il XXVII° Reparto d’Assalto rimane nella zona di Belluno assieme al suo corpo d’armata. Dopo un breve periodo a Bribano, dal 15 novembre il reparto viene accantonato a Mel dove aiuta la popolazione locale, provata da un anno di occupazione nemica.
Il 19 dicembre il maggiore Freguglia passa alla 1^ Divisione d’Assalto in partenza per la Libia, lasciando il comando al maggiore Michele Lotti.
Eventi del 1919
Il 25 gennaio 1919 il XXVII° Reparto d’Assalto viene ufficialmente sciolto. Gli eroici Arditi del maggiore Freguglia e della Battaglia di Monte Piana sono stati decorati con 1 medaglia d’oro al valore militare, 67 medaglie d’argento al valor militare, 70 medaglie di bronzo al valor militare e 16 croci di guerra al valor militare. Il suo tributo di sangue è di 73 morti e 14 dispersi.
Viene inoltre decorato il labaro del reparto con la medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione:
Al labaro del XXVII° Reparto d’Assalto
MAVM (1921)
In commutazione della Medaglia di Bronzo concessa con Regio decreto 5 giugno 1920 e la cui motivazione viene così modificata: Rompendo con assalto travolgente un tratto considerevole della linea nemica, e conquistando otto pezzi di artiglieria e numerose mitragliatrici, concorreva in modo decisivo a ristabilire, in un settore gravemente compromesso, la situazione. Arrestandosi sulla linea prescrittagli, la mantenne con tenacia e valore contro violenti e ripetuti contrattacchi dell’avversario, nonostante le gravissime perdite subite (Montello Casa Bianca, 15-19 giugno 1918).
Si distinse anche nella Battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre – 4 novembre 1918).
Fu sempre modello di disciplina, ardore guerresco e di abilità manovriera.
Fonti Bibliografiche
- Di Martino Basilio e Cappellano Filippo: I reparti d’assalto italiani nella grande guerra (1915-1918) | Roma, Ufficio storico dell’esercito, 2007 (doppio volume)
- Roseano Roberto, Stacconeddu Giampaolo: Arditi Decorati e Caduti – Reparti d’Assalto, 1917-1920 | Autoprodotto (Amazon), 2016